Antica Cattedrale di San Pietro

Situata alla fine del borgo di Sovana, a dominare la collinetta sulla quale doveva sorgere il tempio etrusco, l’antica Cattedrale di San Pietro è considerata il più importante edificio medievale dell’intero territorio dei tufi.
Venne costruita presumibilmente durante la seconda metà del XI secolo sui resti di una chiesa più antica, riconducibile all’ VIII – IX secolo, della quale rimangono la cripta ed altri evidenti lacerti litici ricollocati nel portale e nella regione absidale.
L’esterno, seppur parzialmente appesantito da contrafforti quattrocenteschi di rinforzo, conserva una forma pressoché originale, con murature in filaretti di tufo lisciato e tagliato in forme regolari.
L’abside è scandito da lesene di travertino poggianti su capitelli a figure zoomorfe ed antropomorfe.
La monofora absidale, orientata ad accogliere la levata eliaca nel giorno del solstizio d’estate, ha forma arcuata ed è contornata da un archivolto tondeggiante che appoggia su di una mensola marcapiano in travertino, decorata a sua volta da un motivo a palmette e sostenuta da due protomi umane.
Il portale maggiore si apre sul fianco NO dell’edificio ed anche se ad un primo sguardo potrebbe sembrare un assemblaggio di pezzi in maniera priva di filo conduttore, in realtà è il perno della più profonda simbologia medievale, espressa mediante un linguaggio scultoreo che inneggia alla conversione, mostra la via della rinascita nella fede ed infine esalta l’anima fino a condurla al cospetto di Dio.

L’interno, severo ed austero, ha avuto la fortuna storica di mantenere le linee originali, senza l’aggiunta di alcun intervento baroccheggiante che ne avrebbe indubbiamente cancellato la forza.
Lo spazio è diviso in tre navate da pilastri cruciformi e policromi, di scuola lombarda, da quali emergono capitelli scultorei che mostrano forme zoomorfe, fitomorfe ed antropomorfe.
Tra di essi il più importante è sicuramente il secondo sulla fila di sinistra su cui si esprime l’elegante insegnamento di maestri medievali del calibro di Nicolaus e di Wiligelmo.
Vi sono rappresentati alcuni episodi biblici come: Abramo con le mogli, il sacrificio di Isacco, Daniele nella fossa dei leoni, Mosè che divide le acque ed infine Adamo ed Eva nel paradiso terrestre.

Le tre navate sono coperte mediante pesanti volte in tufo sorrette da costoloni a crociera, di tipo goticizzante, particolare che rende l’edificio ancora più interessante, tanto da essere definito come l’unica chiesa romanica toscana con copertura a volta.
Il passaggio romanico-gotico d’altro canto può essere notato anche nel raffronto tra gli archi delle due navate laterali, ed infatti, quella di sinistra è scandita da archi a tutto sesto, mentre quella di destra da archi a sesto acuto.

Il presbiterio è sopraelevato rispetto al piano delle navate e domina un transetto dalle braccia voltate a botte.
La regione dell’altare maggiore è invece sovrastata da una pesante cupola in filaretti di tufo aggettanti ed è protetta all’esterno dal classico tiburio di forma ottagonale.
La conca absidale mostra lacerti di affreschi quattrocenteschi, di scuola senese, ma sono talmente minimali che è ormai impossibile darne una lettura concreta.
Sotto al presbiterio su trova l’antica cripta, suddivisa in cinque navatelle da sei colonne monolitiche a fusto bombato, sormontate da capitelli privi di decorazione. All’inizio della navata centrale si trova infine il fonte battesimale, anch’esso di forma ottagonale; è datato 1434 ed è scandito da una simbologia inneggiante al battesimo come via di purificazione.

Le poche opere pittoriche presenti sono di ottima fattura. Sulla parete di fondo si può notare un mirabile affresco di tarda scuola senese che rappresenta la Trinità; esso proviene dalla chiesa di San Mamiliano.
Lungo la navata destra si trova una Madonna in Gloria tra San Benedetto e San Giovanni Gualberto, databile ai primi anni del 1500 ed eseguita dalla pregevole mano di Andrea del Sarto; nel braccio destro del transetto si può ammirare la Crocifissione di San Pietro del 1671 eseguita da Domenico Manenti, seguace della scuola di Caravaggio, ed infine nel braccio sinistro del transetto si trova una Madonna del Rosario di cui non si conosce né la data né l’autore, ma per forme e colori può essere attribuita ad un pittore tardo manierista di scuola fiamminga.