Chiesa di San Rocco

In prossimità della Sp22 Sorano-Sovana si trova la chiesina di San Rocco. La sua posizione era tale che chiunque andava o veniva per e da Sorano doveva passarvi davanti.

La chiesa faceva parte della Collegiata Insigne di San Niccolò da Bari di Sorano e alla sua manutenzione provvedevano i Conti e dal 1608 i Funzionari granducali.

Nel 1685 la chiesa di San Rocco, fatta a due arcate, si trovava in cattive condizioni con le muraglie scrostate dall’umidità, che saliva dal terreno, mentre dalle finestre senza protezione entrava la pioggia; ma due anni dopo era di nuovo in ordine e ben tenuta.

In essa vi si faceva la festa di San Rocco il 16 agosto, con messa solenne e processione, in cui si portava la statua del Santo ed a cui intervenivano l’intero Capitolo della Collegiata e i Rappresentanti della Comunità di Sorano, oltre ad una grande quantità di popolo.

Il primo documento noto che parla della presenza di questa chiesa è una visita pastorale del 1576 che ci fa sapere che in questa chiesa si seppelliva ed era già forte la devozione del popolo di Sorano verso San Rocco.

Documenti successivi ci informano che la chiesa fu eretta dai soranesi “per voto della Comunità”, quasi certamente in occasione di qualche pestilenza tra la fine del 400 e gli inizi del 500.

Il culto di San Rocco

San Rocco nacque a Montpellier tra il 1345 e il 1348 da genitori di grande fede e di grandi virtù cristiane. Rimasto orfano a vent’anni, il giovane Rocco decise di seguire Gesù Cristo e, donati i suoi beni ai poveri, prese l’abito del pellegrino per andare a Roma a visitare le tombe degli Apostoli Pietro e Paolo.

Percorrendo la via Francigena (attuale Cassia), uno dei grandi percorsi europei di pellegrinaggio nel Medioevo, giunse nel 1367 ad Acquapendente, dove infuriava la peste e qui fece le prime guarigioni miracolose.

Il culto di San Rocco si estese grandemente dalla seconda metà del Quattrocento. Nel 1584 San Rocco fu canonizzato, anche per la grande rilevanza del culto popolare nei suoi confronti e Papa Gregorio XIII ne fissò la festa al 16 agosto, giorno della sua morte.

San Rocco è compreso tra i Quattordici Santi Ausiliatori come speciale intercessore per la guarigione dalla peste e dalle malattie contagiose e in vari luoghi sostituì in questo ruolo San Sebastiano o venne associato a lui. S. Rocco è protettore non solo dalle pestilenze, ma è anche patrono degli emarginati, degli invalidi, dei prigionieri e nelle campagne viene invocato anche contro le malattie del bestiame e le catastrofi naturali.

La parte alta del pianoro di San Rocco lascia senza parole. Una enorme terrazza panoramica immersa nel verde permette di ammirare il borgo medievale di Sorano, gli enormi speroni tufacei che lo circondano e i profondi valloni percorsi dal fiume Lente. Il paesaggio è davvero incantevole.

Girando per il pianoro molti sono gli ambienti scavati nel tufo un tempo adibiti a tombe, abitazioni rupestri, stalle, colombari. La presenza nella parte alta della rupe di enormi blocchi squadrati di tufo ancora in posto fanno presupporre l’esistenza di qualche opera di fortificazione oggi diruta.

Ma ciò che colpisce particolarmente il visitatore è il paesaggio circostante offerto dalla natura ma anche dalla mano dell’uomo che ha saputo comunque conservare un patrimonio architettonico e ambientale unico.

Una menzione particolare merita l’enorme parete di tufo denominata “Colombaie” che si alza maestosa di fronte a Sorano e a San Rocco. La parete presenta una serie di finestre quadrangolari di varie dimensioni incorniciate da intonaco bianco che nascondono enormi stanze scavate nel tufo e caratterizzate da file ininterrotte di nicchie perfettamente allineate da terra fino al soffitto che un tempo sono state utilizzate per l’allevamento dei colombi e dei piccioni.
L’agricoltore accedendo da una porta laterale, anch’essa scavata nella parete tufacea, accudiva i volatili e procedeva alla raccolta del guano utilizzato come fertilizzante per le vigne. Molti di questi ambienti sono presenti anche presso l’insediamento rupestre di Vitozza e nelle rupi che circondano l’abitato di Sovana.