La Comunità Ebraica

Pitigliano ha una lunga tradizione legata alla presenza di una importante comunità ebraica che fin dalla seconda metà del XVI secolo si stabilì in questa terra di confine con lo Stato Pontificio.

Nel 1555 Papa Paolo IV emana la bolla papale con la quale si istituiva il ghetto a Roma, alcuni ebrei riuscirono a varcare il confine raggiungendo piccoli feudi indipendenti, come la Contea di Pitigliano governata dalla famiglia Orsini sotto la quale potevano vivere più liberamente ed esercitare le loro attività, tra le quali il prestito di denaro. Nel 1598 fu eretta la Sinagoga, segno che la comunità si era ormai consolidata assumendo un ruolo culturale ed economico rilevante all’interno del tessuto sociale dell’intero paese.

Questa situazione favorevole che gli ebrei vissero sotto gli Orsini cambiò radicalmente quando la famiglia Medici aggregò le piccole contee di confine al Granducato di Toscana; gli ebrei di Pitigliano furono confinati nel ghetto a partire dal 1622 ottenendo però ben presto la concessione di importanti privilegi personali che ne migliorarono la condizione, tra cui la possibilità di possedere beni immobili.

Per tutto il Settecento Pitigliano accolse ebrei provenienti dai centri vicini, tanto che con l’arrivo dei Lorena a capo del Granducato di Toscana, Pitigliano era ormai rimasta l’ultima città rifugio del territorio dove ebrei e cristiani continuavano a coltivare eccezionali rapporti di convivenza e tolleranza che ha valso a Pitigliano l’appellativo di “Piccola Gerusalemme”.

Un esempio di questo stretto rapporto tra le due comunità è rappresentato dall’episodio del 1799 quando la popolazione di Pitigliano insorse a difesa degli ebrei contro un tentativo di saccheggio del ghetto da parte di dragoni orvietani antifrancesi. Per ricordare questo episodio la comunità ebraica di Pitigliano istituì una speciale cerimonia che per molto tempo fu celebrata ogni anno nella Sinagoga. Con l’arrivo dell’Ottocento assistiamo all’età d’oro della comunità ebraica dal punto di vista economico, culturale e demografico raggiungendo il 10% del totale della popolazione.

Il Novecento segnò una costante emigrazione degli ebrei verso centri più grandi, l’arrivo delle leggi razziali e la seconda Guerra Mondiale accelerarono ulteriormente questo fenomeno. Durante le persecuzioni razziali gli ebrei poterono di nuovo contare su quei sentimenti di protezione e aiuto che caratterizzano l’esperienza pitiglianese, molti ebrei si salvarono ancora grazie all’aiuto e all’ospitalità di tante persone.

Legata alla tradizione ebraica è anche la storia del dolce tipico di Pitigliano: lo sfratto, un rotolo di pasta sfoglia realizzata con farina, acqua e vino bianco con un ripieno di noci e miele aromatizzato da scorza d’arancia e noce moscata, che ricorda nella forma e nel nome il bastone con il quale veniva intimato agli ebrei lo sfratto dalle loro case durante il governo mediceo, un’esperienza amara trasformata in un’esperienza dolce.

La forte unione tra le due comunità si ritrova anche nella cucina tipica di Pitigliano che ha forti influenze ebraiche, oltre al già citato dolce altri piatti della tradizione ebraica sono, ad esempio, il buglione d’agnello, i tortelli zucchero e cannella, la minestra di pasta e ceci e il dolce aromatizzato con semi di anice chiamato “bollo”.