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Daily Tour
Unlimited
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Lunghezza: 850 m
È la più conosciuta dai turisti, la più amata dai Pitiglianesi e la via cava dove più forte è la percezione della sacralità.
Una breve deviazione, infatti, porta l’escursionista a una piccola necropoli etrusca del VII-VI sec. a.C., scoperta dall’archeologo Enrico Pellegrini, i reperti sono nel Museo Archeologico a lui dedicato.
Sono tombe a camera, di cui una presenta un piccolo tumulo. La loro presenza fa immaginare gli antichi culti e processioni, legati alla morte e all’eternità, che venivano svolti lungo questa strada.
Con i secoli sono cambiati i credi religiosi, le modalità delle cerimonie, ma la spiritualità del sito è rimasta. Qui, in era cristiana, la notte del 19 marzo si svolgeva la Torciata di San Giuseppe, un antico rito di fuoco, che vedeva impegnati i giovani del paese. I ragazzi vestiti di saio, scendevano dalla via cava e risalivano a Pitigliano, come un serpente di luce, portando sulle spalle grandi torce accesse, formate da canne palustri secche.
Arrivati al borgo, accendevano un enorme pupazzo di canne e paglia, chiamato l’”Invernacciu” in dialetto pitiglianese.
Oggi, per motivi di sicurezza, la “processione” luminosa arriva dalla strada e percorre una decina di metri di un’altra via cava, vicino al paese. Ma la tradizione è arrivata fino a noi interrotta solo per brevi periodi dalle guerre mondiali e dal Covid-19. Non a caso lo “scacciadiavoli”, che è a metà strada, è dedicato proprio a San Giuseppe e i devoti vi lasciano ancora fiori e lumini.
Questo sentiero permette di prendere una scorciatoia o di continuare fino alla Fonte dell’Olmo, così chiamata perché vi era un olmo secolare, morto ormai da anni.
Il fontanile è alimentato da una sorgiva, che prima della realizzazione dell’acquedotto mediceo rappresentava una risorsa idrica importante per la popolazione.
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