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La via cava di San Rocco
La via cava di San Rocco prende il nome da una piccola chiesetta collocata nella parte alta del pianoro.
Lungo il percorso è possibile ammirare una serie di grandi ambienti scavati nel tufo utilizzati fino a pochi anni fa come stalle e annessi agricoli che vengono chiamati dalla popolazione locale “le grotte di San Giglio”.
Il nome deriva dalla presenza in alto di una piccola edicola che un tempo conteneva la raffigurazione della Madonna con bambino che tiene in mano dei gigli.
Il culto della Madonna del giglio si lega all’apparizione della Vergine in prossimità di una sorgente di acqua salutare nella valle del sottostante paese di Ischia di Castro (VT) luogo dove è stato costruito il Santuario a lei dedicato.
La presenza delle edicole con raffigurazione di Santi all’ingresso delle vie cave è una caratteristica di questo territorio.
Si tratta dei cosidetti “Scacciadiavoli” immagini sacre realizzate al fine di proteggere il cammino del viandante all’interno di questi percorsi stretti, bui e inospitali soprattutto nelle ore notturne.
Lungo la via cava, considerata fra le più suggestive della zona per la sua altezza e per gli stretti tornanti che la caratterizzano, diversi sono gli sbocchi laterali che attraverso rampe di scale e ripide salite immettevano nei vari appezzamenti di terreno un tempo utilizzati per la coltivazione della vite.
Si tratta in realtà di strette lingue di terra che venivano rese coltivabili solo dopo lo sfaldamento del banco di tufo con zeppe e picconi.
I blocchi di tufo venivano poi utilizzati per fare i muretti di contenimento.
L’uva veniva portata a dorso dei muli e dei somari all’interno dei bigonci nelle cantine distribuite lungo tutto il centro storico di Sorano per la successiva lavorazione e trasformazione in vino.
All’ingresso dell’insediamento si trova la chiesina di San Rocco eretta dai soranesi “per voto della Comunità”, quasi certamente in occasione di qualche pestilenza, tra la fine del 400 e gli inizi del 500.
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