SORANO

Capoluogo di un territorio comunale molto vasto (comprende le frazioni di Sovana, Elmo, Montebuono, Montevitozzo, S. Quirico, Castell’Ottieri,S. Valentino, S. Giovanni Delle Contee, Montorio e Cerreto), ricco di numerose e importanti testimonianze artistiche, archeologiche e ambientali, Sorano sorge su uno sperone tufaceo che sovrasta la valle del fiume Lente.

È un paesaggio suggestivo e davvero unico nel suo genere, ricco di verde, dominato dal tufo e dove sono evidenti le tracce di un passato che si perde nella notte dei tempi.

Sorano e il suo territorio costituiscono un unico, grande museo all’aperto nel quale si ritrovano e si fondono testimonianze di epoche e civiltà diverse, un angolo della Maremma dove storia e natura si sono fuse originando uno scenario di pittoresca bellezza.

Lo sperone tufaceo era abitato fin dall’età del Bronzo come testimoniano i numerosi ritrovamenti archeologici effettuati durante i lavori di consolidamento del masso tufaceo; tracce di età romana confermano la sopravvivenza della comunità anche posteriormente. La prima fonte storica risale al 1172 e fornisce notizie sul castello.

Un documento del 1210 dell’imperatore Ottone IV conferma l’appartenenza di Sorano agli Aldobrandeschi che poi, alla fine del secolo, passò sotto gli Orsini per entrare infine, nel 1608 a far parte del granducato di Toscana.

Il centro storico è un vero e proprio gioiello di urbanizzazione medioevale.
Il vecchio borgo, segnato da stemmi e simboli degli Aldobrandeschi, degli Orsini e dei Lorena, è chiuso a sud dalla poderosa Fortezza Orsini e a nord dal Masso Leopoldino. Attraversato l’arco del Ferrini, camminando lungo la dorsale dell’abitato, dove si concentravano le principali attività economiche (botteghe artigiane e di commercio, cantine per la vinificazione e per la conservazione delle derrate alimentari, osterie, stalle, coccerie, ecc.), si arriva alla Porta dei Merli dalla quale è possibile raggiungere il fiume Lente e accedere alle antichissime vie di comunicazione in gran parte scavate nel tufo (Vie Cave) e ai ruderi di piccoli castelli posti sulla sommità dei poggi circostanti (Castelvecchio, Castellaccio, Rocchette).

Nella prima parte del paese, via Selvi, piazza della Chiesa, via Roma, si concentra il quartiere che era residenziale e destinato ai ceti sociali più elevati. Ne sono un segno le abitazioni intonacate, i portoni bugnati e altri piccoli fregi totalmente assenti nei rioni popolari. Nella piccola piazza si affacciano la chiesa collegiata di San Nicola di Bari: risalente almeno al XII secolo, con il fonte battesimale in travertino del 1563 e il palazzetto comitale degli Orsini con portale del XV secolo utilizzato fino agli inizi del 900 come sede comunale.

Sul lato ovest, al di fuori della cinta muraria originaria, si stende il quartiere del Borgo sorto dopo la decadenza del sistema medievale e in seguito allo sviluppo della classe dei mercanti (i borghesi).
È caratterizzato da piccole abitazioni, dai primi opifici e, in generale, da una netta differenziazione dal modello architettonico più antico e più morfologicamente finalizzato alla difesa militare.

L’agglomerato più antico è invece quello abbarbicato attorno allo scoglio di tufo oggi chiamato Masso Leopoldino. Vi si ergeva una fortificazione la cui memoria è conservata nel nome della stradina sottostante: via della Rocca Vecchia. Nelle adiacenze si trova il quartiere del Lazzaretto e la piazza del Poio o Poggio su cui si affaccia il Cortilone ex granaio mediceo.

Da qui si può salire sul Masso per godere di una visione eccezionalmente panoramica dell’abitato sottostante, cinto da profondi burroni e dai contorni tufacei che delimitano l’altra sponda del fiume Lente, segnata dalle aperture dei Colombari, dalle abitazioni e dalle tombe rupestri etrusche.

Il versante nord-est del Masso, oggi via Maestro Sagro e già via delle rovine, fu soggetto, agli inizi dell’800 a smottamenti franosi che causarono vittime e distruzioni troncando di netto anche parte del sistema fortificato della piazza dei Merli.
Dopo tali eventi, per ordine del Granduca di Toscana, vennero eseguiti consistenti lavori di consolidamento del Masso che assunse la denominazione di “leopoldino”.

A nord si trova il ghetto che ospitò una consistente comunità ebraica.

Il centro storico è dominato sul lato sud dalla Fortezza realizzata dagli Aldobrandeschi e ampliata dagli Orsini, edificata allo scopo di rendere Sorano il baluardo militare più imponente di un feudo piccolo ma autonomo (costituito essenzialmente dai territori di Sorano e Pitigliano) e che effettivamente non venne mai espugnato. Oggi il complesso è restaurato e visitabile.
Nella parte più antica della Rocca sono presenti il Museo Civico Archeologico e il piccolo teatro dedicato a Niccolò IV Orsini.

Sorano mantiene intatto il fascino dell’atmosfera medievale e resta visibile il legame profondo tra l’uomo e la terra coltivata a terrazzamenti: un sistema arcaico di lavoro, una fatica aspra ma ricca di solidarietà sociale, che ha saputo lasciarci un ambiente integro e degno di rispetto del quale siamo responsabili nel serbarne la memoria fisica e la storia.